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L’AUTUNNO IN ABRUZZO S’ANNUNCIA

 

Località Cragnoleto


Con il vino nuovo e le castagne; nell’immaginario collettivo in questo periodo il mosto si fa vino, agli angoli delle strade spuntano i venditori di caldarroste e le giornate si fanno corte e nuvolose. Del vino ormai se ne parla ovunque, ed ogni mezzo mediatico ci informa su novità ed altro. Delle castagne che ci scaldano le mani ed il cuore nelle giornate uggiose d’autunno, nulla conosciamo. Poco si conosce e poco si divulga a proposito della regina d’autunno. Storia lunga quella della castagna: furono i Romani ad impiantare castagni un pò dappertutto nei territori dell’impero; essi avevano capito come quest’albero fosse una pianta utilissima dal punto di vista economico. Utilità determinata da caratteristiche quali l’accrescimento veloce, un frutto dall’alto valore nutritivo, un legname ottimo per costruzioni e palerie. Come per altre varietà agricole, nel Medioevo furono i monaci a continuare il lavoro degli avi; essi impiantarono molte coltivazioni, innestarono e testarono

 

Località Capistrello

 

varie specie in regioni diverse. Si deve proprio ai monaci il maggior impulso alla coltivazione dei castagni in Abruzzo. Fino all’introduzione della coltivazione della patata, la castagna ha costituito per secoli uno degli alimenti di base per intere popolazioni delle zone marginali: la sua conservazione - intera o sfarinata - contribuiva a superare l’inverno. Le caratteristiche geoclimatiche dell’Abruzzo fanno si che ci siano molte zone vocate per il castagno, come nel Gran Sasso teramano (Crognaleto), nell’aquilano (Ocre), ma soprattutto nella Valle Roveto «terroir» d’eccellenza per la coltivazione di questa pianta. A Capistrello, Canistro, Civitella Roveto, Civita d’Antino, Morino, S.Vincenzo e Balsorano, da secoli si raccoglie la cosiddetta Roscetta. La roscetta appartiene alla famiglia del marrone fiorentino. La differenza tra marrone e castagna non è di carattere botanico, ma di tipo merceologico. La castagna nelle sue varietà è di dimensioni piccole

 

Località Canistro

 

(dai 120 ai 150 pezzi per chilo), nel riccio se ne trovano in genere tre, la pellicola si attacca molto alla polpa e risulta difficile staccarla, a livello organolettico non ha sapore molto intenso. Gli alberi non sono di grossa dimensione e normalmente non vengono coltivati. Il marrone, e nella fattispecie quello fiorentino, è più grande (circa 90 pezzi per chilo), in genere nel riccio se ne trovano non più di due, ha quindi una minore produttività. Il sapore è intenso e dolce, la pellicola è sottile e si stacca con facilità. Gli alberi hanno dimensioni maggiori, ma abbisognano di cure specifiche; intanto sono innestati, hanno bisogno di potatura ogni cinque anni circa ed il sottobosco deve essere ripulito annualmente (a settembre). A volte si concima organicamente con il pascolo (storicamente si sfruttava anche per l’allevamento dei suini). La coltivazione non prevede concimazioni chimiche, uso di diserbanti o altro, le malattie della pianta si combattono in modo organico e naturale. Non è

 

Località Civitella Roveto

 

concorrenziale con altre coltivazioni: in Abruzzo è presente praticamente solo in montagna donandoci anche un paesaggio spettacolare. La raccolta come da tradizione si effettua da circa metà ottobre con tecniche tradizionali, ovvero a mano con i cesti. Le roscette vengono poi immerse in acqua a temperatura ambiente per una settimana circa separando quelle difettose per galleggiamento; vengono poi messe ad asciugare al sole ed infine stoccate in un luogo fresco e asciutto. Un altro metodo derivato dalla tradizione prevede invece l’abbrustolimento che gli consente di durare per tutto verno (prendono il nome di infornatelle). La roscetta quindi è un alimento per sua natura biologico, viene consumato preferibilmente fresco come caldarrosta, ma nel ricettario di zona non mancano piatti di cui fa parte integrante: la zuppa di castagne e ceci, la pasta di farina di castagne, l’abbinamento agli arrosti di carne e numerosi dolci quali crostate, torte

 

Località Civita d'Antino

 

e frittelle. Poi c’è la trasformazione in liquori, amari e infusi a base di castagna, oppure le conserve in barattolo, sotto spirito o nel mosto cotto (una vera delizia per il palato) Negli ultimi anni in Valle Roveto i coltivatori hanno predisposto un disciplinare con regole precise, giustamente legate alle tradizionali tecniche castanicole della vallata, con la ferma volontà di arrivare alla certificazione della Roscetta della Valle Roveto come prodotto ad indicazione geografica protetta. Purtroppo non è semplice per il consumatore distinguere a colpo d’occhio una roscetta da una castagna comune, soprattutto se non le si confrontano, una certificazione permetterebbe un’immediata riconoscibilità e soprattutto un ritorno commerciale per i coraggiosi produttori nostrani.

 

Località Morino

 

 

 

Le castagna

 

 

Località Ocre

 

 

Località Balsorano

 

 

Località San Vincenzo

 

 

Il Marrone

 

 

Il Castagneto

 

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