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Borgo Antico di Gessopalena (CH)

 


Gessopalena si leva a 654 metri sul livello del mare, sul lato orientale della Maiella: un tempo arroccata sullo sperone roccioso che domina la valle dell’Aventino, ora distesa sulla dorsale lungo la quale si snoda la via Peligna. Il suo toponimo deriva dal latino gypsum, per la presenza nel territorio di rocce cristalline da cui si ricava il gesso. Infatti in documenti del XII secolo è detta Gypsum de domo, in altri del XIII secolo Terra Gypsi (o Gipsi), in altri posteriori Lo Gissum; ma negli ultimi secoli alla denominazione originaria si è aggiunta l’indicazione geografica prope Palenam: dunque Gessopalena. Reperti archeologici rinvenuti nell’agro testimoniano di insediamenti abitativi preromani e romani. Nell’alto medioevo la popolazione gessana viveva sparsa nelle “ville” dell’antico colonato romano; solo intorno al Mille, nella fase dell’incastellamento, cominciò a raccogliersi, in difesa, sul baluardo roccioso dirimpettaio della Maiella. Dall’VIII all’XI secolo Terra Gypsi fu sotto la signoria benedettina di Montecassino; con l’avvento dei Normanni fu infeudata a Rogerius Bursellus dei conti di Loritello; il 4 luglio 1269 fu donata da Carlo I d’Angiò al suo consanguineo Raoul de Courtenay; più tardi passò ad Antonio Caldora, a Matteo di Capua (la cui discendenza la tenne a lungo), a Gian Lorenzo Paterno, infine ai Caracciolo, poi Giudice-Caracciolo, principi di Villa Santa Maria (in seguito conosciuti come “Duchi del Gesso”). L’influenza dei Benedettini si fece

 

 

sentire a lungo, tanto che sul finire del medioevo, con la proliferazione degli Ordini religiosi, sul territorio si contavano ben cinque “luoghi”monastici. Il monastero celestino di S. Giovanni Battista e il convento dei Cappuccini di S. Maria dei Raccomandati resteranno attivi fino al tempo delle soppressioni napoleoniche e liberali. L’economia locale fu sempre essenzialmente agro-pastorale, ma dal Cinquecento al Settecento essa poté contare anche su una cospicua produzione laniera (fiorente in tutta la vallata dell’Aventino). Altri cespiti d’entrata provenivano dalla vendita del gesso e, più modestamente, dall’industria dei merletti (dal Finamore detta, con ironia, “negotium in otio delle popolane”). Per gli scambi commerciali il borgo si giovava delle sue numerose e frequentatissime fiere (seconde, per importanza, solo a quelle di Agnone e Lanciano). Patria di valenti notai, agenti in tutto l’Abruzzo Citra, un tempo Gessopalena fu terra feconda di ingegni. Ha dato i natali a Guglielmo di Mastro Berardo, miniaturista trecentesco; a Marino Turchi, professore di igiene e rettore dell’Università di Napoli nonché patriota del Risorgimento; a Gian Vincenzo Pellicciotti, medico, poeta e giornalista, animatore del movimento liberale chietino del ’48; a Giuseppe Persiani, compositore insigne; a Daniele Nobile, vero genio matematico; a Niccolò Melchiorre, giurista e parlamentare dell’Ottocento, impegnato nelle conquiste civili dell’Abruzzo; a Francesco Saverio

 

Tozzi, delicato poeta prematuramente scomparso; a Gennaro Finamore, demologo di fama nazionale, la cui opera di fedele raccoglitore e trascrittore della produzione orale dialettale, espressione diretta dell’anima e della cultura del popolo, è oggi ritenuta repertorio documentale di imprescindibile riferimento per i glottologi e gli studiosi delle tradizioni e dei costumi popolari. Una scuola musicale di straordinaria vitalità ha formato, nei secoli scorsi, tanti provetti suonatori e ha consentito l’allestimento di complessi bandistici di rinomata fama. Non solo vivacità culturale ed artistica. Anche una certa fierezza libertaria contraddistingue da sempre la gente gessana. Ne stanno a prova l’impegno collettivo per il conseguimento dell’indipendenza e dell’unità della Patria e l’attiva partecipazione (sotto la guida di Domenico Troilo, leggendario comandante operativo della Brigata Maiella) alla lotta di resistenza contro il nazifascismo. Nel dicembre del 1943 il centro urbano fu raso al suolo dai tedeschi e la popolazione fu costretta a fuggire nelle campagne, per trovare riparo in casolari, stalle e pagliai. A riconoscimento del coraggio e della dignità che i gessani dimostrarono in quei giorni terribili, quando in mezzo a continui rischi e pericoli sopportarono ogni sorta di avversità e compirono innumerevoli atti di solidarietà (anche verso i profughi di altra provenienza), il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il 16 settembre

 

2005, conferiva la Medaglia d’Oro al Merito Civile al Comune di Gessopalena. Il paese negli ultimi anni ha subito una vera e propria emorragia migratoria, passando dai 3754 abitanti dell’immediato dopoguerra agli attuali 1665 residenti. Tuttavia, ricostruito ex novo dalle macerie, oggi si presenta più ridente e accogliente che mai. E’ meta continua di visitatori, attratti soprattutto dall’ambiente suggestivo del diruto Borgo medioevale, ove il Mercoledì Santo, in un’atmosfera di struggente pathos, si consuma la Crocifissione del Signore, scena madre della celebre Sacra Rappresentazione della Passione. Il cuore di Gessopalena è, però, l’ampia e amena Piazza Roma. Adorna di aiuole e di piante sempreverdi, essa accoglie un’artistica fontana monumentale, costituita da una vasca a forma di conchiglia marina, dalle cui valve zampilli iridescenti convergono sulla statua posta al centro, la quale raffigura la dea della vittoria (la Nike dei greci) che guida la nave Italia, dalla “prora terribile” a forma di vomere, al dominio del mondo. L’ispirazione risente chiaramente del mito nazionalista e bellicista di D’Annunzio, del cui Canto augurale per la Nazione eletta sono i due versi incisi sulla prua: “sacra alla novella (ma il testo dannunziano vorrebbe “nuova”) aurora / con l’aratro e la prora”. Sul lato Sud della Piazza si affaccia, annunciata dall’imponente scalinata del sagrato, l’ottocentesca facciata neoclassica (disegnata dall’architetto Raffaele Tozzi) della Chiesa di S.

 

Maria dei Raccomandati, al cui interno si conservano pregevoli pitture lignee e su tela, e in particolare il trittico della Madonna dei Raccomandati (opera del XV secolo, dal Verlengia attribuita a Giovanni Francesco da Rimini). Sul lato destro del tempio, proprio all’imbocco del corso, si può ammirare il bel portale del XVI secolo. All’ingresso Nord di Piazza Roma, sul lato occidentale, si trova la Chiesa di S.Maria Maggiore, notevole per i muri esterni in pietra a bella vista, per lo slancio aereo delle colonne, per l’armoniosa cupola nonché per la sobria graduata eleganza degli stucchi. Sulla facciata laterale sinistra fa bella mostra il portale gotico, riferibile al XIV secolo, che fu della demolita Chiesa dell’Annunziata. Fa da sfondo al tutto, a Nord-Ovest, l’incomparabile scenario della Maiella, che da qui si contempla in tutta la compatta e maestosa successione delle sue vette.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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