Le regine di Scanno
Le regine di Scanno
Le donne in costume tradizionele quella che, in una Scanno quasi inviolata dallo sguardo del “forestiero”, faceva scrivere nel 1907 ad Anne McDonnel: “ (…) non ho mai visto tante regine tutte insieme come in questo posto”. A Scanno il costume tradizionale non fu solo il riflesso di un’eccentrica fantasia femminile ma il segno di un sistema e di un tempo, quello eroico e prosperoso della pastorizia, in cui la donna rappresentò il fondamento della vita sociale. Montanara orgogliosa, forte compagna, era questa che, nell’assenza perenne dell’uomo transumante, manteneva la saldezza e l’economia del focolare. Lei che, narravano, badava alla casa e alla calza ma sapeva produrre e colorare stoffe; che raccoglieva la legna per il lungo inverno, che lavorava nei campi, guardava le greggi e, all’occorrenza, diventava muratore. Lei, soprattutto, che nutriva il cuore della sua gente custodendo le antiche tradizioni. Quando l’epoca buona declinò, facendo conoscere ai pastori l’angoscia della perdita e di un futuro sconosciuto, fu ancora questa donna, allenata alla rinuncia e all’autosufficienza, a farsi ancora di mariti e di figli trascinati dalla deriva di un mondo che tramontava e, più tardi, dall’emigrazione. E quel costume che, da remote fantasmagorie di colori, virò proprio allora nel nero e nel verde cupo che conosciamo, accolse anch’esso nuove funzioni, diventando non più solo il simbolo di un passato prestigioso ma anche il sigillo dell’identità del paese, quasi a rappresentare il riparo di una comunità attraversata
dai mille contrasti del cambiamento. Singolari, quasi irreali, le donne di Scanno hanno accompagnato il tempo come sentinelle tenaci. La loro vicenda, che lentamente si conclude, non è solo la storia di una meraviglia di stoffa ma un frammento di una cultura che ci appartiene. |
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