FILASTROCCA DEL PRODE ACHILLE
Questa mattina son salito su a Chieti, perchè valeva la pena d'andarci. Parcheggio alla villa nei pressi della biblioteca chiusa in attesa che venga dichiarato se è sicura o essere abbattuta e ricostruita, per intenderci nei pressi dell'ex glorioso palazzo dello studente. Salite le scale e immessomi sul viale della villa comunale si incontra il monumento ai caduti sul lavoro, di recente costruzione, la ruota incomincia a perdere colore scuro sulla lapide bianca e necessiterebbe di un minimo di manutenzione. Andando avanti ci sono tutte le bancarelle per la festa di San Giustino con i venditori di porchetta che oggi sono ben tre. Si arriva poi alla Trinità dove si incontra Ugo Iezzi che ha organizzato qui le celebrazioni per il festeggiamento dell'anno 3198 achilliano. Sul sagrato della chiesa c'è un coro che canta, diretto dal maestro. C'è subito dopo il discorso di Ugo Iezzi e la lettura di una poesia di D'Alessandro, il giornalista del Messaggero. Ci viene presentato anche lo scultore della nuova statua di Achille che verrà messa alla villa comunale, sperando che non se la frechino. C'è quindi tanta bella gente, tutta quella che ama Chieti e che si batte per essa. C'è un naturalmente un rinfresco a cui partecipano un centinaio di persone e ci sono anche i simpatizzanti (quelli che mettono i soldi) del giornale La Voce dei Marrucini. Si va avanti sul corso e in piazza G. Battista Vico c'è la Banda che suona con un altro centinaio di persone che ascolta. C'è una bella atmosfera serena di festa e per dirla tutta basta poco per far felici i teatini, quelli veri, quelli che amano la città di Chieti.
Il grandissimo
Tonino, lo scultore del nostro Achille |
Il bozzetto della statua di Achille
Tonino Santeusanio e consorte |
Nella quiete di quel piccolo borgo immerso in un'oasi di verde, egli sembra aver trovato la vena ispiratrice, visto che si diletta anche nella pittura, nella fusione di bronzi, nei mosaici e in altre discipline dell'arte figurativa, con frenetico ardore, quasi per rincorrere il tempo tiranno nel suo eterno oscillare tra passato e presente, tra l'essere e il divenire. Il suo carattere schivo e riservato lo tiene lontano dai fragori del proscenio, ma l'arte, si sa, trova la sua massima espressione anche nel silenzio, che aiuta a plasmare le idee e le immagini della mente prima della ruvida pietra. “Il compito fondamentale delle mie "creature" – dice l'artista – è di destare i sentimenti, di scuotere l'uomo dal suo torpore cronico “. E in un altro passo del suo pensiero aggiunge: "Non ho mai concesso alla materia di rimanere ferma se nella mente avevo un'idea da realizzare. Maturata l'idea, la costringo a venir fuori».
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