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Guardiagrele e la Madonna del Latte - (CH)

 


Da Guardiagrele si vede il mare, o almeno si intuisce, con la consapevolezza di chi conosce la montagna, perché la sente vicina, incombente. Scrisse Gabriele d’Annunzio che Guardiagrele è la terrazza d’Abruzzo. Per quella sua collocazione naturale, affacciata sulle colline che diradano verso la marina e protetta alle spalle dalla Majella, ha una veduta ariosa, luminosa. Ma Guardiagrele è soprattutto una città d’arte, una splendida e compiuta piccola gemma dell’Abruzzo. Si potrebbe spiegare, declinare e illustrare quel sostantivo – arte - a proposito di questa cittadina in provincia di Chieti, intersecata dalla storia e dalla letteratura, ingentilita da opere di minuziosa bellezza, patria di artigiani e orafi impareggiabili, arricchita da miniaturisti e pittori di affreschi e pale, raccontata e descritta da scrittori e poeti, e, infine, terra di gastronomia e sapori. Per comprendere e ammirare al meglio la città è necessario entrare nel suo cuore, attraversare il centro storico, in una passeggiata che inizia dal Torrione. Si ammirano scorci architettonici e particolari artistici salendo verso il centro, sono sorprese da ammirare con lentezza studiata, e rappresentano

 

anche un tramite, un modo per riavvolgere le vicende storiche della città, di quella parte antica che chiamano “la città di pietra”. In questo itinerario cadenzato, si ha la sensazione di trovarsi in una sorta di percorso museale a cielo aperto: ma nelle strade di Guardiagrele non sono soltanto i monumenti, le chiese e i palazzi più importanti a colpire l’attenzione del visitatore. Certamente la bellezza solenne, di medievale compostezza e nitore in conci di pietre della Majella di Santa Maria Maggiore (che meriterebbe da sola il viaggio) depositaria di opere d’arte, affreschi e immagini solenni – nel suo portico si ammira La Madonna del Latte, all’interno della chiesa la croce di Nicola da Guardiagrele - è monumento di immediato impatto visivo; sicuramente i palazzi – a cominciare da quello di Vitacolonna, risalente al 700 o a quello De Lucia – sono di interesse e valore; indubbiamente le chiese, le altre, da San Nicola a Santa Chiara, risalendo verso l’estremo settentrionale della città meritano attenzione e devota contemplazione – come si dice in questi casi. Ma quello che colpisce e rende indimenticabile e indelebile la scoperta di Guardiagrele è

l’atmosfera che si respira intorno e dentro la città. Un’atmosfera unica, un’armonia combinata di paesaggio urbano e scenari circostanti, che esalta i dettagli ammirati negli angoli del cuore antico – una bifora, un arco, un portone, una corte intravista di passaggio; ma che nello stesso tempo si nutre di aperture improvvise, vedute che corrono verso la marina o si fermano alle pendici della montagna madre, osservate sullo sfondo di una stradina, alla fine di uno slargo. E gli scrittori e i poeti – dall’Immaginifico d’Annunzio che la celebrò nel Trionfo della morte a Modesto Della Porta, cantore delle tradizioni cittadine -, gli artisti – da Nicola da Guardiagrele ai pittori del Cenacolo pittorico –, ma anche gli artigiani e gli orafi, i maestri del ferro battuto hanno colto e fissato per sempre questa armonia: hanno impresso nelle loro opere, le più alte e sublimi, o le più semplici e umili quell’impasto luminoso di pietra e paesaggi, quella alchimia fascinosa che galleggia nell’aria limpida di Guardiagrele, città d’arte.

 

 

La Madonna del latte

Nel portico settentrionale della collegiata si Santa Maria Maggiore si trova un affresco nel tabernacolo raffigurante una Madonna allattante il Bambino. La pittura risalirebbe al 1440 -455, l’autore è un pittore abruzzese girovago. Lo stesso che realizzò la tavola di Madonna con bambino della Galleria degli Uffizi di Firenze. L’iconografia presenta la “madonna del latte” sullo sfondo di un prato fiorito. La madonna guardiese presenta particolari interessanti, un impianto piuttosto raro in Abruzzo, che rimanda a prove pittoriche di area marchigiana datate tra la fine del XIV e XV secolo. Con evidenti influssi di stile gotico internazionale. Da sottolineare a questo proposito il carattere somatico della Vergine, dal labbro stretto e pronunciamento al centro, dettaglio che presuppone qualche contatto appunto con la scuola marchigiana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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