a Chieti
La Processione del Venerdì Santo
In quasi
trentamila anche quest'anno hanno assistito alla processione
affidata dal 16esimo secolo all’Arciconfraternita del Sacro
Monte dei Morti con la collaborazione delle altre
congregazioni teatine. Intorno alle 19,30 il corteo con i
simboli della Passione si è mosso lentamente da piazza San
Giustino per raggiungere le varie zone del centro storico,
tra cui via De Lollis, piazza Matteotti, via Arniense, via
dei Crociferi, via degli Agostiniani, via Toppi, corsso
Marrucino, piazza Valignani, piazza Trento e Trieste, per
poi rientrare più di due ore
dopo in
cattedrale. Tanta l’emozione e la commozione soprattutto di
fronte alle note struggenti del Miserere di Saverio Selecchy
cantato dal coro diretto dal maestro Loris Medoro e
accompagnato dai musicisti diretti dal maestro Peppino
Pezzulo. Note e simboli che emozionano chiunque si accosti
al Venerdì Santo teatino con umiltà e sincerità. Dopo la
processione in città si è concentrato un via vai di persone
tra figuranti e cantori che si ricongiungevano con i propri
cari, famiglie a cena e giovani che hanno preso d’assalto i
locali
cittadini. La Processione
del Venerdi Santo di Chieti, é la più antica d’Italia, secondo
alcune fonti storiche, risalirebbe al IX secolo d.C., periodo in cui
venne fondata la diocesi cattolica teatina, nel periodo del
controllo Sacro Romano Imperiale, dopo il rovinoso sacco e incendio
della città,a opera di Pipino Carlomanno (figlio di Carlo Magno),
nell’802 d.C. che pose termine al Gastaldato Teatino (o Prefettuta
di Castelli). La processione dall’epoca esce sempre anche in formato
ridotto in periodi di guerra o in caso di brutto tempo, ma esce,
perché, altrimenti, secondo la tradizione popolare, è di cattivo
auspicio e si possono abbattere gravi sciagure sulla città che non
sarebbe più protetta dalla divinità. Questo antico rito, che
rappresenta forse il maggiore elemento identitario teatino, ha la
struttura pressoché attuale con la nascita del Sacro Monte dei Morti
nel XVII secolo, confraternita che attualmente gestisce ancora oggi
l’organizzazione dell’antica tradizione, sfilando col classico abito
con tonaca e cappuccio rigorosamente nero che copre il volto. Ma per
diventare quel gioiello che è oggi, si deve impreziosire
nell’Ottocento dei focolari con i tripodi in ferro battuto per poter
far uscire la processione all’imbrunire, dei trofei della passione,
realizzati da Raffaele Del Ponte e della musica con coro, vero e
proprio capolavoro che contraddistingue la processione teatina,
rendendola qualcosa di unico nel suo genere: il Miserere di Saverio
Sallecchia, il cui
cognome è stato
poi modificato in Selecchy (Chieti 1708-1788). Saverio
Selecchy, (Chieti, 1708-1788), musicista sacro teatino e
maestro di cappella, compose nel 1730 il Miserere, la cui
musica è il particolare più suggestivo della processione.
Col Miserere, l’uomo peccatore implora perdono e
misericordia con il suo canto di dolore al Cristo che col
suo sacrificio in croce, secondo la religione cattolica
cristiana, sarebbe venuto a salvare gli uomini dalle tenebre
del peccato. Viene eseguito da un coro di voci maschili. A
tal proposito, come si legge dal sito dell’Arciconfraternita
del Sacro Monte dei Morti, “si narra che lo stesso Miserere
sia legato alla processione del Cristo Morto da un lascito a
favore del Monte dei Morti da parte del Maestro, recante
l’obbligo di eseguirlo tutti gli anni durante la processione
stessa. Morì nella sua città natale il 16 agosto 1788”.
@nonnenio
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