Chiesa di Santa Maria di Cartignano – Bussi sul Tirino (PE)
conservazione, fino al completo abbandono nel 1800, e alla successiva riscoperta nel 1900. Tuttavia in quegli anni numerosi terremoti avevano colpito l’Abruzzo, facendo crollare tutta la copertura dell’edificio. La chiesa venne riscoperta nella seconda metà del Novecento, e restaurata integralmente, venendo tramutata in sito visitabile al pubblico. L’esterno ha un aspetto tipicamente duecentesco, costituito da una facciata assai semplice, composta da un minuto portale con architrave a semicerchio, un rosone floreale, e un campanile a vela, frutto di ricostruzioni per anastilosi, dopo il crollo dell’originale. L’altra parte integra della chiesa è l’abside con decorazioni a “dentelli”, e il prospetto posteriore a capanna. I lati della chiesa sono circondati da piccoli archi. Sul fianco sinistro della chiesa, a ridosso di una collina, ci sono resti del cosiddetto “romito del pastore”, ossia di una casupola che accoglieva gli eremiti. L’interno prima del restauro possedeva vari affreschi e oggetti di culto, successivamente essi furono trasferiti a L’Aquila, nel Museo nazionale d’Abruzzo. Rimane un unico affresco nell’abside, ritraente il Cristo Benedicente, seduto in trono tra la Madonna e San Giovanni Battista. Altri affreschi sono visibile nei resti delle mura di copertura
laterali, ritraenti San Nicola, San Benedetto, Sant’Agata, San Paolo, San Amico, San Mauro e San Pietro. All’interno era presente anche un importante bassorilievo, oggi conservato nella chiesa parrocchiale di Bussi sul Tirino: la morte in Croce di Cristo con alcune figure alate che volano attorno d esso, e due imponenti leoni che proteggono la scultura, in segno decorativo. Secondo le ipotesi degli studiosi della chiesa, l’edificio in origine doveva essere a tre navate. Inoltre il campanile a vela, si riteneva essere più ricco e massiccio, con una colonnina che dividesse la finestra delle campane. Dopo il restauro dell’abside con una copertura lignea del tetto, gli studiosi ipotizzarono che dietro l’altare, vi fosse un altro affresco nella lunetta dell’abside, oltre a quello del Cristo Benedicente; andato però perduto a causa delle intemperie.
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