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Campli, lo scrigno d’arte (TE)


Le terre di confine sono per loro vocazione e condizione storica luoghi di sorprese, di mescolanze e culture contaminate. C’è una parte dell’Abruzzo teramano che mantiene ed esalta queste caratteristiche, dove è possibile rintracciare in pochi chilometri ascendenze picene e necropoli italiche, permanenze francescane e architetture farnesi, fortezze borboniche irriducibili ad accettare il corso della storia, testimonianze di artisti che si sono formati nelle botteghe di Giotto e Raffaello, oltre agli immancabili esempi della migliore tradizione gastronomica. Ma da queste parti si respira anche una vocazione al sacro, una tendenza religiosa e spirituale che ha reso questi territori punti di riferimento obbligati per pellegrinaggi e turismi religiosi. Nella linea di confine che da Teramo risale ad Ascoli Piceno, passando per Civitella del Tronto, si incrociano e si esaltano quelle diverse tendenze e vocazioni nella cittadina di Campli, settemila abitanti circa, lo “scrigno di tesori”, come viene chiamata, luogo di culto religioso e di memorie storiche e culturali. Un borgo di grandi tradizioni e dal passato glorioso, la cui storia è legata alla famiglia Farnese e a Margarita d’Austria, e che mantiene intatte ancora oggi testimonianze interessanti. Le viuzze che si snodano nel centro storico sono appunto “un unico grande scrigno colmo di tesori d’arte”. Percorrendole si arriva alla Collegiata della Cattedrale di Santa Maria in Platea, una chiesa della fine del XIV

 

 

secolo, con torre campanaria romanica “di bella pietra tufacea”, che, insieme alla chiesa della Madonna della Misericordia – dove ebbe sede uno dei primi ospedali d’Abruzzo – e alla Chiesa di San Paolo custodiscono capolavori di maestri pittori, tra i quali ricordiamo Giacomo da Campli, Cola d’Amatrice, Giovan Battista Boncori, nonché gli artisti delle scuole di Giotto, Raffaello e Blasuccio. Al centro della cittadina, vicino alla Chiesa della Madonna della Misericordia, troviamo il cuore sacro della pastorale, meta obbligata per credenti e praticanti, la Scala Santa, che dal 1776 per volere di Papa Clemente dona ai fedeli l’assoluzione dai peccati e, in particolari periodi dell’anno, l’Indulgenza Plenaria. Sono ben 28 i gradini di legno, da salire in ginocchio, tra sei dipinti “che raccontano momenti della Passione di Cristo e conducono nel Sancta Santorum”. Altre testimonianze religiose di pregio sono i conventi di San Francesco del XIV secolo, nei cui locali è stato allestito nel 1988 il Museo Archeologico Nazionale che raccoglie reperti provenienti dal territorio circostante, e Sant’Onofrio e di San Berardino, fondato nel 1449 da San Giovanni da Capestrano. Quella che si definisce, invece, l’architettura civile trova l’espressione più interessante e suggestiva nel Palazzo Parlamentare, sede del Municipio, con il suo porticato e i sette archi a tutto sesto su grossi pilastri e, al piano superiore, le sei trifore, uno dei pochi esempi in Abruzzo di palazzo civile

 

 

medievale. Location, tra l’altro, di set cinematografici di alcuni film girati in Abruzzo. Lungo corso Umberto troviamo la casa della Farmacia, con “graziosa loggia” del tardo ‘500, e subito dopo la casa del Medico, a due piani con motti e sentenze latine sull’architrave delle finestre. Nei dintorni di Campli sono interessanti, a Nocella, la Torre dei signori Melatino, datata XIV secolo; a Morge, la stupenda Chiesa della Trinità, eretta sui resti di un antico tempio romano; a Castelnuovo, la Porta Orientale e la bella Chiesa di San Giovanni. È d’obbligo infine concludere la visita in località Campovalano, nota soprattutto per la sua Necropoli italica, che rappresenta un luogo emblematico, simbolo della contaminazione culturale dei luoghi di confine. Qui, dove dal 1967 ad oggi sono state scavate circa cinquecento tombe, in un sito che copre un’area di 50 ettari, dodici delle quali ricostruite ed esposte nel Museo di Campli, si svolge ogni anno una sagra del tartufo, che, oltre a celebrare le gastronomie del posto, è anche un’occasione di incontro e di studio, di festa e di racconti popolari. Un luogo dove si ascoltano le “storie di briganti, santarellari e tartufi”, in cui regnano il sacro e il profano, la storia e la leggenda, la tavola e lo spirito. Cose che accadono, appunto, nelle terre di confine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

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