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2011- Chieti - La Domenica delle Palme  right

a Chieti 2011

 

 

Con la Domenica delle Palme o più propriamente Domenica della Passione del Signore, inizia la solenne annuale celebrazione della Settimana Santa, nella quale vengono ricordati e celebrati gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù, con i tormenti interiori, le sofferenze fisiche, i processi ingiusti, la salita al Calvario, la crocifissione, morte e sepoltura e infine la sua Risurrezione. La Domenica delle Palme giunge quasi a conclusione del lungo periodo quaresimale, iniziato con il Mercoledì delle Ceneri e che per cinque liturgie domenicali, ha preparato la comunità dei cristiani, nella riflessione e penitenza, agli eventi drammatici della Settimana Santa, con la speranza e certezza della successiva Risurrezione di Cristo, vincitore della morte e del peccato, Salvatore del mondo e di ogni singola anima.

Piana Vincolato - Domenica delle Palme

I Vangeli narrano che giunto Gesù con i discepoli a Betfage, vicino Gerusalemme (era la sera del sabato), mandò due di loro nel villaggio a prelevare un’asina legata con un puledro e condurli da lui; se qualcuno avesse obiettato, avrebbero dovuto dire che il Signore ne aveva bisogno, ma sarebbero stati rimandati subito. Dice il Vangelo di Matteo (21, 1-11) che questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta Zaccaria (9, 9) “Dite alla figlia di Sion; Ecco il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio di bestia da soma”. I discepoli fecero quanto richiesto e condotti i due animali, la mattina dopo li coprirono con dei mantelli e Gesù vi si pose a sedere avviandosi a Gerusalemme. Qui la folla numerosissima, radunata dalle voci dell’arrivo del Messia, stese a terra i mantelli, mentre altri tagliavano rami dagli alberi di ulivo e di palma, abbondanti nella regione, e agitandoli festosamente rendevano onore a Gesù esclamando “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nell’alto dei cieli!”. A questa festa che metteva in grande agitazione la città, partecipavano come in tutte le manifestazioni di gioia di questo mondo, i tanti fanciulli che correvano avanti al piccolo corteo agitando i rami, rispondendo a quanti domandavano “Chi è costui?”, “Questi è il profeta Gesù da Nazareth di Galilea”. La maggiore considerazione che si ricava dal testo evangelico, è che Gesù fa il suo ingresso a Gerusalemme, sede del potere civile e religioso in Palestina, acclamato come solo ai re si faceva, a cavalcioni di un’asina.
 


Nella manifestazione con successiva processione tenutasi domenica 17 aprile, si è tentato, come ogni anno, dopo la benedizione delle palme un'analoga rappresentazione. Una moltitudine di persone, guidate dal Parroco della chiesa della Madonna degli Angeli si è avviata in processione, cantando e imbracciando palme e rami di ulivo, verso la chiesa dove veniva poi celebrato il rito domenicale. Questi rami d'olivo della domenica delle Palme vengono poi  conservati in casa e bruciati all'approssimarsi dei temporali estivi. I ramoscelli d'ulivo si ritengono dei potenti talismani contro i fulmini e le saette. Rami d'olivo erano, un tempo, dati alle fiamme anche per tenere lontana dai campi la grandine. In taluni paesi si collocavano, incrociati, fuori la porta di casa, contro la grandine e venivano anche suonate le campane. Su molti bronzi, all'epoca della fusione, venivano incise l'invocazione «a fulgore et tempestate, Libera nos Domine» [dalla saetta e dalla tempesta, liberaci Signore]; e pure: «a peste, fame et bello, libera nos Domine» [dalla peste, dalla fame e dalla guerra, liberaci Signore]. I rami di olivo della domenica delle Palme si davano, in alcuni casi, da mangiare agli animali della stalla prima della loro monticazione estiva. Vi si aggiungeva un pizzico di sale, benedetto nel giorno di S. Antonio (17 gennaio), per invocare la protezione contro i fulmini e le malattie del bestiame. Dal pomeriggio della domenica delle Palme al mercoledì successivo, nelle chiese si celebravano le «Quarant'ore». Ogni ora, scandita dal rituale, [«Diremo cinque volte il Paternoster e cinque l'Avemaria, considerando…»] toccava a un gruppo di devoti: alle vedove, alle nubili, agli artigiani, o ai rappresentanti le varie frazioni del comune. Tale pratica, avviata a Milano (1527), consisteva nell'adorazione del SS. Sacramento per quaranta ore consecutive, a memoria del periodo trascorso da Cristo nel sepolcro. Oggi purtroppo queste usanze sono quasi del tutto scomparse e qualcosina, come questa processione verso la chiesa della Madonna degli Angeli, è stata conservata gelosamente nel tempo da un prete lungimirante che risponde al nome di Don Amadio.

 

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